Numeri 13:29

26 Versetti 26-33

Ci si può meravigliare che il popolo d'Israele abbia atteso per quaranta giorni il ritorno delle sue spie, quando era pronto a entrare in Canaan, con tutte le garanzie di successo che potevano avere dalla potenza divina e dai miracoli che fino ad allora li avevano accompagnati. Ma essi diffidarono della potenza e della promessa di Dio. Quanto ci mettiamo in cattiva luce con la nostra incredulità! Alla fine i messaggeri tornarono, ma la maggior parte scoraggiò il popolo dall'andare a Canaan. Giustamente gli Israeliti sono stati lasciati a questa tentazione, per aver riposto fiducia nel giudizio degli uomini, quando avevano la parola di Dio in cui confidare. Sebbene avessero trovato la terra buona come aveva detto Dio, non vollero credere che fosse sicura come aveva detto, ma disperarono di averla, nonostante la Verità eterna l'avesse promessa loro. Questa era la rappresentazione delle spie malvagie. Caleb, tuttavia, li incoraggiò ad andare avanti, anche se sostenuto solo da Giosuè. Non dice: "Saliamo e conquistiamola", ma "Andiamo e possediamola". Le difficoltà che si frappongono alla salvezza si affievoliscono e svaniscono di fronte a una fede viva e attiva nella potenza e nella promessa di Dio. Tutto è possibile, se è promesso, a chi crede; ma non bisogna fidarsi del senso carnale e dei professori carnali. L'incredulità trascura le promesse e la potenza di Dio, ingigantisce ogni pericolo e difficoltà e riempie il cuore di scoraggiamento. Che il Signore ci aiuti a credere! Allora tutto sarà possibile.

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